Regine per caso
donne al governo in età moderna
- ISBN: 9788858109915
- Editorial: Editori Laterza
- Fecha de la edición: 2014
- Lugar de la edición: Roma. Italia
- Colección: Storia e Società
- Encuadernación: Rústica
- Medidas: 22 cm
- Nº Pág.: 222
- Idiomas: Italiano
Lucrezia Borgia, passata alla storia come un’intrigante, sanguinaria e lasciva, ma non come protettrice delle arti e abile diplomatica o Elisabetta I, regina d’Inghilterra che rafforzò il suo potere presentandosi come figura asessuata e iconica che le valse il nome di ‘Regina Vergine’. Inadeguate a esercitare il comando, incapaci per natura di essere alla testa di eserciti, inadatte ad amministrare la giustizia, facili prede di passioni incontrollate, i casi delle impreviste e malaugurate successioni femminili al trono sono rappresentate nella prima età moderna dai ritratti a tinte fosche di sovrane e reggenti schiave di vizi innominabili. Se malauguratamente il governo andava a una donna – e nel Medioevo e nella prima età moderna le successioni femminili al trono furono molte – ne derivavano effetti di instabilità e di ‘disordine’. Per controversie relative a contrastate successioni femminili vennero combattute, ad esempio, la guerra dei Cento anni, le guerre d’Italia e la guerra settecentesca che contrastò il trono a Maria Teresa d’Austria. La pretesa anomalia della regalità femminile è stata un’eccezione felice solo quando le sovrane non erano né propriamente donne né propriamente sessuate: guerriere ‘virili’ o sante donne, emule della vergine Maria o della casta Diana. Soprattutto nel XVI secolo il monstruum, l’evento inaudito e contro natura, di una successione femminile venne deprecato da pamphlet feroci o trasfigurato da simbologie che distoglievano l’attenzione da scabrose realtà, come il rifiuto del matrimonio e la dubbia legittimità di Elisabetta Tudor. Per chi riusciva a far valere i propri diritti al trono rimaneva infatti l’imbarazzante alternativa tra non sposarsi o essere subordinata al marito. Solo a partire dalla regina Vittoria si creò la figura istituzionale del principe consorte, marito di una sovrana per diritto proprio e quindi gerarchicamente inferiore a lei.