La monografia tratta della prova documentale ed in particolare delle disposizioni di cui agli articoli 234 e seguenti del codice di procedura penale. L'autore affronta la materia utilizzando un approccio pragmatico, individuando in primis la nozione di "documento" e le caratteristiche principali di contenuto e di forma, basandosi però più che sulla scorta delle elaborazioni dottrinarie, sulle letture che di esse erano state fatte da giuristi ed avvocati sulla base della casistica giudiziaria. Vengono poi analizzati gli atti ai quali è stata riconosciuta la natura documentale e gli artt. 235 e 237 c.p.p. con cui il legislatore regolamenta il documento costituente corpo del reato e quello proveniente dall'imputato, la cui immissione nel processo è giustificata dalla rilevanza probatoria. Prosegue poi indicando il documento che contiene valutazioni sui soggetti del procedimento, gli atti probatori che si sono formati in seno ad altro procedimento penale o civile. La trattazione continua con l'analisi di ulteriori documenti "processuali", quali le sentenze irrevocabili, prosegue definendo il documento "viziato" e si conclude con l'acquisizione del documento nel processo ed il suo utilizzo all'interno del dibattimento. In particolare si è evidenziato che non esiste un sistema unico per far entrare nel processo una prova quale quella in esame per le difficoltà di ridurre la medesima ad un concetto unitario molto specifico. Il saggio per il suo aspetto pragmatico non contiene alcuna parte conclusiva destinata a tirate le somme del discorso anche perché il legislatore stesso non ha fornito un modello di documento che dovesse tradursi in un tipo "pratico".