L'autore ha cercato di tracciare il profilo del penalista riflettendo sul proprio vissuto professionale e confrontandolo con le testimonianze di altri esponenti del foro penale, che prima di lui hanno raccontato se stessi e i loro colleghi. Nel rappresentare virtù e vizi del penalista nella concretezza dei suoi rapporti con magistrati, colleghi e clienti, l'Autore ha cercato di non lasciarsi trascinare dalla tentazione di dipingere la toga del difensore con le frivole coloriture della anedottica, che ne alterano i contorni. Nel testo si trovano accenti di verità che forniscono al lettore senza toga spunti per comprendere che il penalista non recita come un attore in cerca di applausi, ma patisce con il suo assistito tutte le pene del processo e con lui rimane sbigottito nel constatare quanto smisurata sia la forza del potere giudiziario a fronte delle fragili barriere della legge, destinate troppo spesso ad essere aggirate o travolte.